martedì 5 ottobre 2010

la migliore paura del 2010

La verità è che a venticinque anni ho paura!
Paura del futuro, non del futuro inteso come vita, ma del futuro inteso come il lavoro. Mi spiego meglio, nasciamo, cresciamo e studiamo tutto in previsione di un lavoro che ci appaghi che ci faccia fare quello che desideriamo e se questo non accadesse? Se mi trovassi costretto a dover fare un lavoro che giorno dopo giorno mi prosciughi energia, voglia di fare e di sognare? Se per sbarcare il lunario fossi costretto a stare otto ore in un posto che odio, vivere una quotidianità opprimente, che dovrei fare? Oggi ho tanti sogni, tanta voglia di vedere il mondo, di farmi contaminare dal mio pianeta e dalla gente che lo vive, ho voglia di scrivere storie, raccontare di persone e personaggi, descrivere paesaggi non veri ma sforzarmi al punto di renderli reali. Se un giorno questa mia voglia venisse frantumata dalla realtà di una vita vissuta in maniera opprimente, troverei la forza di reagire e di continuare nonostante tutto? Forse si, forse no. Mi trovo quindi costretto ad osservare piccole nicchie di fortunati che hanno la strada segnata, quando penso a questo, penso a quando sia tutto casuale, tutto determinato dal caso, dalla capacità di calciare un pallone, di creare arte o più semplicemente dalla fortuna. Capacità innate di cui non siamo artefici ma solo fortunati utilizzatori. Pensiamo un pochino assieme alla fortuna sfacciata di un ragazzo brasiliano, che vive nella miseria (chiamarla fortuna sembra una presa per i fondelli) questo ragazzo un giorno trova una palla, tira un calcio e si trova a giocare da professionista, certo la strada non è così facile ma questo benedetto brasiliano cosa ha fatto per avere quei piedi, quella fantasia, quella capacità? Nulla, l'ha sempre avuta. Ora tanto per esercizio pensiamo ad un altra storia, la storia di un ragazzo che si spacca la schiena, senza capacità speciali ma solamente con la determinazione di arrivare, molto probabilmente arriverà ma mettiamo, sempre per esercizio, che non riesca a raggiungere la sua meta, questo ragazzo nella vita che farà? Vivrà ma non sarà certo contento di non vivere il suo sogno. Se questo secondo ragazzo fossi io? Se dovessi accontentarmi, accetterei il compromesso o vivrei in un eterno fallimento? Non posso saperlo e questo ad oggi mi terrorizza. Scusate la paura forse infantile, non fondata o semplicemente sciocca ma vi posso giurare che parecchie volte questi pensieri mi lasciano sveglio per intere nottate.

1 commento:

  1. Ciao Marco,

    Non sei il solo ad avere questa paura, ce ne sono tanti...troppi che sono nella tua stessa posizione. Molte volte rimango fermo impalato a pensare del mio futuro e di quello che mi piacerebbe fare e come te ho anche pensato: "e se non ce la dovessi fare? E se non potessi realizzare il mio sogno, i miei sogni?". Non saprei spiegarti come e perchè ma c'è qualcosa che mi spinge ad andare avanti, a crederci. Qualcosa che mi fa pensare che prima o poi tutti i miei sforzi saranno ripagati. Quello che posso fare è tirare avanti cercando di fare tutto il possibile e se non avessi la possibilità di realizzare i miei sogni almeno potrò dire che ce l'ho messa tutta, che ci ho provato! E avrei, anche se magari dal punto di vista di molti inutile, quella piccola soddisfazione di poter dire che non è colpa mia perchè in fondo ho lottato fino a quando ho potuto.

    ps: Concordo con tutto quello che hai detto tranne sul fatto che credi che questa sia una puara infantile.

    Un saluto dal tuo amico Ledio

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